29
Feb
2016
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La GPA, lo ZeitGeist e la furia del linciaggio pubblico ai tempi dei social

In tutte le epoche ci si è trovati ad affrontare i limiti ed i confini della vita e della morte e della mano dell’uomo su di esse.

In tutte le epoche questi limiti e questi confini hanno sollevato questioni etiche, teologiche, filosofiche, scientifiche, morali, legislative. La storia dell’umanità è accompagnata dalla costruzione complessa di codici morali e di confini legislativi che cambiano a seconda dello ZeitGeist, dello spirito del tempo.

La GPA, così come altre questioni che stanno alla nascita ed alla morte degli individui, è una di queste questioni: la scienza fornisce gli strumenti, lo ZeitGeist accetta e contrasta, il legislatore deve trovare il confine, il limite.

Io, personalmente, partecipo volentieri a questo dibattito, perché sono una contemporanea, abitante del mio ZeitGeist e mi interrogo sul limite e sul confine, sulla libertà, sul desiderio, sui rischi dello sfruttamento e della commercializzazione della vita. Mi interrogo sui rischi, certo.

Quello che ho imparato, però, nella mia vita è a non giudicare le scelte degli altri, semplicemente perché non so cosa farei io se mi trovassi in situazioni analoghe.

Intraprenderei  le strade della vita a qualunque costo se mia figlia fosse malata? Forse si.

Avrei interrotto la gravidanza se fossi stata nelle mille situazioni in cui una donna decide di farne ricorso? Sono felice di non essermi mai trovata in una di quelle mille situazioni, ma lo sono altrettanto che il legislatore – con la 194 – consenta di scegliere.

Di fronte alla vita artificiale mia o di una persona che amo, cosa farei e cosa vorrei?

Donerei il mio utero o il mio ovocita per regalare un figlio a una sorella infertile, ad una coppia di persone che amo e che desiderano crescere un figlio? Forse no, ma posso giudicare una donna che decide di farlo, senza che questo implichi compravendita o sfruttamento? Sono certa che non ci sia mai, anche in questo caso, un atto d’amore? Lo posso escludere giudicando con disprezzo?

Se fossi una donna che ama un’altra donna, che con lei ha costruito un progetto di vita, e sentissi il prepotente bisogno di crescere un figlio con la persona che amo (esattamente come è capitato a me quando, con il mio compagno, abbiamo deciso di avere un figlio) potrei derubricarlo ad “istinto egoista”? Cosa differenzia quell’istinto dal mio? Ero forse egoista quando ho scelto (scelto, non mi è “capitato” per ordine naturale delle cose) di generare e non di dedicarmi al volontariato? Cosa farei, io? Non lo so, lo ammetto con molta onestà.

I confini, etici e morali, aprono domande, interrogativi, dubbi.  E’  giusto che la società si interroghi e che il legislatore ponga dei perimetri. Abbiamo inventato – noi sapiens – la filosofia, per questo. La razionalità che interpreta e trova i confini dello ZetGeist. La legge che ne norma i limiti.

Quello che è terribile, osceno, disgustoso è questo cannibalismo pubblico delle vite degli altri. Un voyeurismo morboso che, invece di interrogarsi sul limite – come sarebbe giusto – viviseziona con la mannaia e gode dei brandelli di carne, uteri, spermatozoi e ovociti come se fosse un gioco di società. Privando l’umano dell’umano, i corpi dai corpi.

Vite sbranate in pubblico – sulle piazze fisiche e virtuali –  dal dogma, dalle certezze, dalla cattiveria che si fa progetto di società. Il rogo su cui le streghe venivano bruciate, le fiamme dell’inferno che avvolgevano i difformi dallo ZeitGeist ora sono, banalmente, trasformati  nei 140 caratteri di un tweet. Non fanno meno male, sono altrettanto furiosi e privi di Pietas.

La pietas – virtù romana cantata anche da Cicerone – viene spesso raffigurata con  fattezze di donna. Quella che anche molte donne, oggi, dimenticano nel giudicare le vite degli altri e delle altre.

Ad Antonio Tobia e ai suoi genitori – quelli che lo cresceranno e quelle che lo hanno generato – auguro tutto il bene del mondo. Così come auguro al figlio di Sergio Lo Giudice e di Michele – per sua sfortuna diventato oggetto di miseranda speculazione politica- di poter crescere in un mondo migliore di questo.

Continuando a pormi domande, non dimentico l’amore per la vita. Tutta. Con le sue incredibili sfumature e fragilità e con il dovuto rispetto ed amore che merita.

 

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